





Da Čajkovskij si passa al musicista nonché organista francese Gabriel Faurè, del quale si era già parlato in Gentle Sax. Il brano qui eseguito è Kitty Valse – vero nome La valse-Berceuse – quarto brano estratto dalla suite Dolly, opera 56 intitolata Dolly.
Dolly è una raccolta di brani per pianoforte a quattro mani, e si compone di sei brevi brani scritti o rivisti tra il 1893 e il 1896, per celebrare compleanni e altri eventi nella vita della figlia dell’amante del compositore: 1) Berceuse, 2) Mi-a-ou; 3) Il giardino di Dolly; 4) Valzer del gattino; 5) Tenerezza; 6) Le pas espagnol;
Fauré scrive e revisiona i brani tra il 1893 e il 1896, per Hélène Bardac (1892–1985), nota alla sua famiglia come Dolly – in seguito Madame Gaston de Tinan. Dolly è la figlia più giovane della cantante Emma Bardac, con la quale Fauré aveva intrattenuto una lunga relazione. In pratica, inviava i brani musicali, in forma manoscritta, per celebrare i compleanni di Dolly e altre occasioni familiari.
Questo valzer Kitty Valse, contrariamente a quanto potrebbe sembrare, non è un riferimento a un gattino – traduzione inglese di Kitty, ma a Ketty, il cane della famiglia Bardac: nel manoscritto di Fauré l’opera era inizialmente chiamata Ketty-Valse.
Dopo questa magistrale esecuzione si torna a Čajkovskij con estratti dall’op.37a – Valzer delle stagioni, raccolta di dodici pezzi per pianoforte, che rappresentano i mesi dell’anno. Qui ne vengono eseguiti di seguito tre: Gennaio, accanto al focolare, in La maj, moderato semplice ma espressivo; Giugno, barcarola in Sol min, andante cantabile, e Dicembre, feste, in LAb maj, a tempo di valzer.
L’opera in questione nasce nel 1875 su richiesta di Nikolaj Matveevič Bernard, editore della rivista musicale Nuvellist di San Pietroburgo, il quale commissiona a Čajkovskij 12 brevi pezzi per pianoforte, uno per ogni mese dell’anno, proponendo anche un sottotitolo per ognuno di essi. Il compositore, assillato da difficoltà finanziarie, accetta il lavoro e tutti i sottotitoli di Bernard, e nell’edizione di dicembre 1875 della rivista, viene promesso ai lettori un nuovo pezzo di Čajkovskij ogni mese, per tutto il 1876. L’editore decide anche di pubblicare a introduzione di ogni pezzo alcuni versi di poeti russi dell’epoca, quasi delle “epigrafi”, per introdurre il lettore al clima del mese. Čajkovskij scrive i pezzi di gennaio e febbraio alla fine del 1875 e inviati a Bernard a dicembre, con la richiesta di comunicare se fossero adatti; in caso contrario avrebbe riscritto febbraio e si sarebbe assicurato che tutti gli altri pezzi fossero dello stile che Bernard desiderava. Sembra che marzo, aprile e maggio siano stati composti separatamente; tuttavia i restanti sette brani sono composti assieme e scritti nello stesso quaderno, probabilmente tra il 22 aprile ed il 27 maggio 1876.
Il brano successivo è Presto Agitato, ultimo di tre movimenti – i primi due sono Adagio sostenuto e Allegretto – dalla Sonata op.27 n.2 di Ludwig Van Beethoven.
La Sonata per pianoforte n. 14 in DO# min, contrassegnata Quasi una fantasia, Op.27 n.2 è una sonata per pianoforte, completata nel 1801 e dedicata nel 1802 alla sua allieva contessa Julie Giulietta Guicciardi, quando Beethoven ha 30 anni. Quasi una fantasia, in realtà conosciuta in tutto il mondo come Sonata al chiaro di luna, viene proposta con questo nome dal poeta Ludwig Rellstab nel 1832, dopo la morte dell’autore.
E’ una delle più famose composizioni pianistiche di ogni tempo, sebbene Beethoven non la considerasse una delle sue migliori sonate. Il maestro aggiunge la scritta Quasi una Fantasia perché la struttura non rispecchia quella tradizionale di una sonata, che solitamente consta di tre movimenti: un allegro (spesso in forma sonata), un adagio, e un altro allegro finale – frequentemente un rondò. La sonata si apre con un adagio, fatto inusuale per l’epoca, ed è probabilmente questo il motivo per cui Beethoven la denomina Quasi una Fantasia, ovvero per indicare il suo carattere libero e originale, tipico del periodo romantico.
Il tempestoso movimento finale in Do #min, in forma sonata, è il più imponente dei tre, in quanto riflette un esperimento di Beethoven già eseguito anche nella sonata complementare Op.27 n.1, e cioè il posizionamento del movimento più importante della sonata per ultimo. La scrittura presenta molti arpeggi veloci /accordi spezzati, note fortemente accentate e veloci sequenze di basso albertino – il basso albertino è una sorta di accordo arpeggiato, le cui note sono eseguite ciclicamente nell’ordine: bassa, alta, media, alta secondo la loro altezza – che cadono sia nella mano destra che in quella sinistra in vari momenti. Un’esecuzione efficace di questo movimento richiede un’esecuzione vivace, abile e di grande resistenza, ed è significativamente più impegnativa tecnicamente rispetto al 1° e al 2° movimento.
L’uso massiccio di note sforzando (sfz) da parte di Beethoven , insieme a pochi passaggi fortissimo (ff) strategicamente posizionati , crea la sensazione di un suono molto potente nonostante la predominanza di indicazioni di pianoforte (p) in tutto il brano.
Concludono il concerto Tactus quattro brani di F.Chopin, Valzer in DO# min, op.64 n.2, composta nel 1846; Preludio in REb maj op.28 n.15, composta tra il 1831 e il 1838; Notturno in do# min Op.P1 KK e Polacca in Do#min op.26 n.1 composta tra il 1834 e il 1835.
Op.64 n.2 è una composizione per pianoforte, dedicata alla baronessa Charlotte de Rothschild, sua allieva e moglie del noto banchiere Nathaniel de Rothschild.
Preludio op. 28 n. 15, composizione per pianoforte scritta fra il 1831 e il 1838, è conosciuta anche con il titolo apocrifo de La goccia d’acqua a causa del particolare effetto onomatopeico dato dal continuo risuonare in ostinato delle stesse note, Sol # e La b.
Pare che il titolo descrittivo venga dato da George Sand proprio perché ricorda il cadere monotono di una goccia di pioggia, suscitando però le proteste di Chopin in quanto trova puerile questa analogia.
Per quanto riguarda Notturno in do# min vi sono pareri discordi sull’epoca di composizione; ad ogni modo, Notturno in do# min sarebbe stata composta nel 1827, in quanto trattasi di un’opera scritta negli anni giovanili di Chopin, probabilmente di poco antecedente al Notturno in Mi min.
Per la Polacca in Do min, insieme alla polacca in MIb min op.26 n.2 sono le prime due polacche pubblicate da Chopin.
Al termine seguono ringraziamenti e consegne di fiori, per cui anche stavolta ci alziamo soddisfatti dalla tavola: questa pietanza culturale è stata oltremodo soddisfacente, e non vediamo l’ora di assaporare il prossimo pasto-concerto!
Autore: Luca Isaja