Rassegna Grandi In Concerto, 2a edizione – 10 giugno 2025, 5°concerto VOCI IN VILLA – BUON APPETITO COL CIBO DELLA CULTURA, TANTISSIMA FRUTTA! – 2a parte

Il brano successivo è l’aria Una furtiva lagrima tratta da L’elisir d’amore di Gaetano Donizetti, opera lirica in due atti su libretto di Felice Romani, che deriva il libretto dal testo Le Philtre – Il filtro, scritto l’anno prima da Eugène Scribe per il compositore Daniel Auber.
Andata in scena per la prima volta il 12 maggio del 1832 al Teatro della Cannobiana di Milano, a Donizetti vengono concessi solo quattordici giorni per consegnare il lavoro e sette a Romani per adattare il testo di Scribe; tuttavia, nonostante la gravosissima pressione, Donizetti riesce a confezionare uno degli esempi più alti dell’opera comica ottocentesca, riscuotendo fin dalla prima rappresentazione un successo strepitoso, con 32 repliche consecutive.
Uno dei motivi per cui Elisir d’amore, definita in partitura melodramma giocoso, è amata fin da subito è l’inventiva melodica di Donizetti, che sposa a meraviglia la vena buffa dell’opera inserendoci però un elemento patetico, che raggiunge la punta più alta nel brano più noto, che è appunto l’aria qui eseguita.
Da Donizetti torniamo a Puccini col brano successivo, Storiella d’amore, melodia per voce e pianoforte composta nel 1883.
Il brano immediatamente successivo è Son pochi fiori, tratto da L’amico Fritz di Pietro Mascagni, opera lirica in tre atti su libretto di Nicola Daspuro – firmato con lo pseudonimo P.Suardon – basato sulla novella l’Ami Fritz del 1864 della coppia Erckmann-Chatrian.
La prima rappresentazione viene tenuta con successo al Teatro Costanzi di Roma – l’attuale Teatro dell’Opera il 31 ottobre 1891.
Con pochi fiori, chiamata anche Romanza di Suzel, è il primo brano del 1° atto. Ambientato in Alsazia, L’amico Fritz ha come protagonista Fritz Kobus, giovane e ricco possidente considerato un benefattore del suo paese, nonché scapolo irriducibile. Fritz passa la vita gaiamente con gli amici Federico e Hanezò, anch’essi fedelissimi al celibato, e si prende giuoco del buon rabbino David, solo desideroso d’intrecciare fidanzamenti e benedire matrimoni. Così scommette col rabbino una delle sue belle vigne che questi non riuscirà a convertire lui pure al matrimonio. È la festa di Fritz e dopo i consueti amici giunge Suzel, la giovanissima figlia del fattore, a recare il suo modesto dono – un mazzolino di violette – al padrone. Questi resta colpito dalla bellezza e dalla grazia della fanciulla e la fa sedere con gli amici alla sua tavola. Dopo svariati colpi di scena, sia Fritz sia Suzel si confesseranno il proprio innamoramento giungendo a un matrimonio che non era assolutamente previsto inizialmente, dato lo status di scapolo che Fritz era convinto che avrebbe mantenuto per tutta la vita.
Passiamo quindi al brano successivo, è Saper Vorreste da Un ballo in maschera di Giuseppe Verdi, opera su libretto di un suo amico, Antonio Somma.
Nata durante il periodo della Traviata, Un ballo in maschera prende spunto dal dramma francese Gustave III, ou Le Bal masqué, libretto che Eugène Scribe scrive per Daniel Auber nel 1833 basato sulla vita di Gustavo III, re di Svezia.
Prima di poter essere rappresentata la prima volta al Teatro di Apollo di Roma il 17 febbraio 1859, quest’opera subirà numerose modifiche per via della censura prima borbonica e poi pontificia. Tali censure hanno avuto come oggetto praticamente tutti gli aspetti di quest’opera, complice anche l’attentato a Napoleone III avvenuto il 14 gennaio 1858, spingendo la direzione del Teatro San Carlo di Napoli a rivedere tutto il lavoro. Verdi quindi, tra varie vicissitudini giudiziarie, abbandonerà questo teatro per approdare al Teatro Apollo di Roma, dove appunto Un ballo in maschera verrà rappresentata.
La trama è tratta da un fatto realmente accaduto: Gustavo III, re di Svezia dal 1771 al 1792, viene ferito da un uomo di corte durante un ballo, e muore pochi giorni dopo. La storia, ridotta a libretto da Scribe – testo da cui poi prenderanno spunto tutte le altre opere con lo stesso soggetto – fu musicata diverse altre volte prima di diventare la fonte di Un ballo in maschera di Verdi.
L’azione si svolge a Boston alla fine del XVII secolo.
Il brano Saper vorreste qui eseguito – nome completo Saper vorreste, canzone di Oscar, è l’ultimo brano del III atto.
La canzone successiva, The Man I Love, è un celebre brano musicale con musiche di George Gershwin e parole di Ira Gershwin, del 1924.
Toccante motivo in bilico tra il jazz e il blues, racconta la passione di una donna che immagina l’uomo che vorrebbe amare.
Da questo brano effettivamente toccante, a maggior ragione per come è stato eseguito, passiamo a un’esecuzione molto più vicina a noi, e precisamente Wishing you were somehow here again, tratto da The Phantom of the Opera di Andrew Lloyd Webber, che debutta il 9 ottobre del 1986 all’His Majesty’s Theatre, nel West end londinese, dove è tuttora rappresentato.
L’oggetto della trama è il Teatro dell’Opera di Parigi, primi anni del ‘900. Ad un’asta di vecchi oggetti scenici del teatro ormai in disuso, l’anziano visconte Raoul de Chagny acquista un carillon raffigurante una scimmietta in costume persiano che suona dei cembali. Subito dopo viene messo all’asta un lampadario d’epoca in frantumi, restaurato e modificato per l’illuminazione elettrica. Il banditore d’asta chiede se qualcuno rammenti la strana vicenda del Fantasma dell’Opera e ipotizza di riuscire a spaventare il misterioso fantasma grazie alla moderna illuminazione. 
Proprio mentre pronuncia queste parole il lampadario si accende emettendo un lampo e sulle note dell’ Overture esso si libra nell’aria rimanendo sospeso sulle teste degli spettatori delle prime file mentre, al suo passaggio, il teatro si rinnova e riacquista lo splendore di una volta.
Wishing you were somehow here again, il brano qui eseguito, compare nel 2°atto, scena V.
Christine – nella realtà, il soprano Christine Daaé – si trova in un cimitero buio, di fronte al mausoleo, la grande tomba del padre, cui la giovane rivolge una malinconica elegia funebre – Wishing You Were Somehow Here Again; dalla tomba, la voce del Fantasma risponde a Christine, che si dirige, quasi ipnotizzata, verso di essa. Raoul – il tenore Raoul de Chagny – entra in scena e riesce a trattenere la ragazza. Sulla cima del mausoleo appare il Fantasma, che sfida Raoul e lo spinge a battersi con lui, ma questi viene portato via da Christine.
Il brano conclusivo è tratto dalla stessa raccolta del brano di apertura, ed è la canzone Tiritomba.
Tiritomba, brano di cui l’autore è ignoto, viene pubblicata da Guglielmo Cottrau nel XIX secolo, riprendendo probabilmente un canto popolare del secolo precedente e riadattandone o riscrivendone la melodia. A lui si deve la diffusione all’estero di questa e altre canzoni napoletane.
Il concerto si conclude con grandi applausi, è un vero proprio trionfo. A questo punto, al prossimo appuntamento, non vediamo l’ora di assaporare le prossime pietanze!

Autore: Luca Isaja

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